Istruzioni per suonare il liuto scritte da Denis Gaultier, Jacques Gallot e Charles Mouton
Traduzione di Francesca Torelli.
Durante il Seicento in Francia è stata composta molta musica per liuto, soprattutto in area parigina. Questo repertorio è importante non solo per la propria bellezza e ricchezza e quindi l’essere adatto ad essere studiato ed eseguito, ma anche perché ha fornito l’esempio e la fonte di ispirazione per i clavicembalisti francesi della stessa epoca e quella subito successiva.
I compositori-liutisti che hanno lavorato nella prima metà del Seicento sono tanti e le loro intavolature ci sono pervenute in parte a stampa e in parte manoscritte, ma le loro musiche non sono oggi tra le più eseguite, probabilmente a causa del gran numero di diverse accordature previste dello strumento, che richiedono spesso anche incordature differenti tra loro.
Nella seconda metà del secolo le accordature del liuto si unificano in quella “in re minore” e il numero delle corde, cresciuto progressivamente, si stabilizza sugli undici ordini.
La nostra attenzione si focalizza sugli autori considerati oggi e allora come i più significativi di quell’epoca, e che hanno pubblicato dei volumi a stampa, realizzati non con la tecnica dei caratteri mobili, ma con l’incisione su lastre di rame. Si tratta di Denis Gaultier (Parigi ca 1600-1672), che include in un suo volume anche opere del cugino Ennemond (detto “il vecchio”), Jacques Gallot (Parigi ca 1600-ca1690) e Charles Mouton (Parigi 1617-ante1699).
Essi premettono alle loro intavolature un’introduzione che comprende regole per la comprensione degli abbellimenti e altri segni usati ed anche una parte discorsiva con elementi di tecnica e qualche cenno interpretativo.
Questo primo contributo consiste nella traduzione in italiano delle istruzioni-avvertimenti dati dai tre compositori: le annotazioni tra parentesi quadre sono aggiunte dalla traduttrice; si tratta di chiarimenti o, in altri casi, della semplice aggiunta di termini sottintesi nel discorso.
La lettura di queste istruzioni è certamente utile ai liutisti per l’approccio a questo repertorio, ma anche ai cembalisti nell’affrontare la musica barocca francese: il repertorio francese per cembalo del Seicento e oltre non prende semplicemente spunto dalla musica liutistica, è improntato ad essa.
Si trovano brani trasposti integralmente dal liuto al clavicembalo, ma in generale tutto il repertorio francese dell’epoca presenta gli stilemi già usati dai liutisti. Questi si possono condensare nel cosiddetto “stile brisé”, ovvero stile spezzato, o meglio sbriciolato, secondo il quale le note di un accordo vengono quasi sempre arpeggiate secondo criteri indicati con segni apposti ad ogni accordo.
La conoscenza di questo stile e dei riflessi sull’interpretazione che implica pensiamo sia utile ad ogni strumentista che affronti il repertorio barocco.